Quando assumiamo una posizione yoga per la prima volta, entriamo in contatto con la nostra capacità o incapacità di assumere quella nuova forma. Le aree dove si accumula la tensione riproducono il nostro processo di ideazione; cioè i pensieri, le paure, le tensioni, le ansie che si coagulano in noi in precisi schemi di contratture, formano la nostra postura individuale e personale, nonché l’atteggiamento che abbiamo nei confronti della vita. Come pensiamo così diventiamo. 

Marina Demaria 

Mi piace moltissimo questo pensiero…È un pensiero che sviluppa molto il mio sentire e vivere lo yoga e le discipline bioevolutive che pratico.

La nostra vita, le emozioni che viviamo, i pensieri che abbiamo ci strutturano e/o corazzano a livello fisico. 

Il mio corpo è quello che io penso, si struttura sui concetti che io ho è il frutto della mia mente.

Partendo dal fisico, dalla nostra parte più “materiale “, possiamo lavorare per produrre cambiamento e modificare il resto che è in noi.

 

Attraverso lo yoga si fa un lavoro molto graduale per entrare in contatto e portare verso un cambiamento la nostra parte Fisica, Emozionale, Mentale…il tutto imparando ad esercitare la pazienza.

Non c’è un modello per fare ciò, c’è una tecnica che è il mezzo, poi ognuno fa la propria esperienza.

Inizialmente si lavora molto con la parte fisica, facendo kriya (posture dinamiche) e asane (posture statiche), per riuscire a portare altrove la mente e i pensieri. Se sono concentrato su qualcosa di fisico, nell’assumere delle posture accompagnandole con il respiro, facilito la mia capacità di concentrarmi nel qui e ora…riesco a staccare i pensieri perché sono portato a dovermi esprimere a livello corporeo. 

Mi muovo su un altro piano, infatti quando siamo troppo statici o facciamo un lavoro che ci porta molto a spenderci di testa, sentiamo il bisogno di muoverci e portare l’attenzione verso un altro livello.

Muoversi crea nuove forme per potersi esprimere. Esprimersi vuol dire non reprimere e se non mi reprimo non mi deprimo e creo…do nuova forma alla mia vita.

Sembra banale, ma attraverso lo yoga mi offro nuove possibilità che si ripercuotono non solo a livello fisico ma anche emozionale e nei tipi di pensieri che faccio.

Ogni postura ha una specifica funzione strutturale, allenta zone e fasci muscolari, sblocca le articolazioni, mobilità la colonna vertebrale, aumenta il tonus muscolare senza stressarlo…la libertà a livello di struttura fisica libera pure a livello emotivo e mentale.

Attraverso le pratiche yoga si impara a respirare in maniera corretta e completa. Si impara a prendere consapevolezza del respiro e ad esserne padroni. Il respiro è automatico, lo si fa istintivamente per vivere, ma non è vero che il respiro non può essere controllato, anzi…possiamo imparare a essere noi i padroni del nostro respiro.

Io posso essere il gestore del mio respiro, io posso controllare il mio respiro, io posso decidere la frequenza del mio respiro, solamente che non ce lo insegnano, occorre qualcuno che ci mostri come poterlo fare. 

Se non lo impariamo, vivremo sempre in balia del nostro respiro che cambia in base alle emozioni che provo, allo stress a cui vengono sottoposto, ai pensieri che faccio…

Al contrario se imparo a essere il ministro del mio respiro avrò il controllo su tutto il resto. Che non significa non arrabbiarsi più, non essere più tristi, stressati o non vivere la gamma di emozioni “negative” (purtroppo siamo cresciuti nel credere in una vita di dualismi: positivo/negativo, giusto/sbagliato, bene/male, essere/non essere…ma qui si aprirebbe un altro pensiero…) significa fluire in queste emozioni, viverle con un gusto nuovo e non lasciarsene sopraffare.

Significa potere restare presenti e se stessi, arrabbiarsi ma non farsi dominare dalla rabbia, provare tristezza ma non vivere nella tristezza…sembrano giochi di parole, ma non è così. Occorre lavorare per noi stessi con costanza, credendo che un’altra via è possibile.

Infine ogni sessione di yoga si chiude con un rilassamento guidato che poi andando avanti negli anni di pratica porta alla meditazione. 

La meditazione è coscienza senza pensiero.

Oltre allo yoga, nella vita,  ho avuto la fortuna di entrare in contatto con lo Shiatsu, una tecnica di trattamento giapponese. Per favore non chiamatelo massaggio, non perché nel massaggio ci sia qualcosa di sbagliato, ma perché non è questo il suo significato più profondo, la sua radice, il suo nome.

Provate anche solo per gioco a chiamare un bambino con un nome diverso dal suo, vedrete nei suoi occhi il senso di incertezza, come se perdesse l’efficacia dell’identità che gli da il suo nome, non si esprime al suono di un nome diverso dal suo. 

Lo shiatsu non massaggia, lo shiatsu tratta…e tratta tutta la persona.

Entra il Con-Tatto con la persona, non con la malattia che gli hanno appioppato o che si è appioppata, non con i problemi dell’altro per curarlo, ma semplicemente con-tatta l’altro/a senza etichette.

Non c’è gente malata, c’è gente che sta eliminando traumi attraverso altri canali.

Si crea una comunicazione reciproca attraverso cui si hanno, anche qui, nuove possibilità di movimento e di espressione. Un dialogo, una danza dove il ruolo di portatore e portato a un certo punto si fondono. Vedi l’unione, l’armonia, l’equilibrio…

Quello a cui dovremmo aspirare è l’equilibrio e non la felicità perché ognuno di noi è nato felice, non nasciamo infelici, è una struttura che abbiamo dalla nascita solo che non crediamo in questo semplice concetto…noi dobbiamo aspirare all’equilibrio e a conoscerci, perché più conosco la mia materia più posso capire l’altro.

Giada Staffetta


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